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- PROCIV E RIFORME, GENOVA E GLI ANGELI DEL FANGO. GABRIELLI RISPONDE AI VOLONTARI- Al REAS si è tenuto ieri un convegno sulle riforme istituzionali che interesseranno il sistema della Protezione Civile: il nuovo assetto delle Province e le modifiche alla Consulta del volontariato. Franco Gabrielli ha risposto ieri alle maggiori preoccupazioni raccolte tra i volontari Domenica 12 Ottobre 2014 - ATTUALITA' "Se oggi nel nostro sistema non ci fosse un radicato volontariato organizzato di protezione civile andremmo veramente poco lontano" ha detto ieri Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, intervenuto al REAS, Salone dell'Emergenza della Fiera di Montichiari (BS), in occasione del workshop "Riforme istituzionali: approfondimenti e novità in materia di Protezione Civile". Al convegno erano presenti tra i tanti anche l'assessore della Protezione Civile della Lombardia, Simona Bordonali, e del Veneto, Daniele Stival.

Durante l'incontro istituzionale i vari ospiti si sono confrontati sul futuro della Protezione Civile con l'entrata in vigore del decreto Delrio inerente la riforma delle Province e su altri cambiamenti istituzionali in vista nel futuro più prossimo. Al Prefetto Gabrielli sono state rivolte alcune domande - che riportiamo di seguito - inerenti le principali preoccupazioni dei volontari legate sia alle riforme sia a temi caldi come l'alluvione a Genova e il volontariato. Perchè capita - come è successo con la recentissima alluvione a Genova - che le istituzioni chiedano, in caso di emergenze sul territorio, l'intervento dei cittadini e non dei volontari di protezione civile? "Quando sento parlare degli Angeli del fango ho una sorta di 'psoriasi'. Dobbiamo essere molto cauti, non vorremmo che la nostra 'psoriasi' - che nasce proprio dal fatto della comprensione della complessità del fare il volontario - sia vissuta come un ostracismo 'ah rifiutano la generosità' e quant'altro. Quello che noi sosteniamo è tanto più vero sulla base della recentissima notizia di una ragazza di 27 anni in gravi condizioni per un arresto cardiaco subito mentre spalava fango a Genova. Stava facendo volontariato improvvisato, noi incrociamo le dita e tifiamo per questa ragazza perchè riesca a superare questa vicenda, ma questo evidentemente ripropone il fatto purtroppo che i volontari non si improvvisano". Cosa ne sarà delle colonne mobili? Interverranno ancora su emergenze nazionali oppure saranno solo le associazioni nazionali a dare il loro aiuto? "Per le emergenze nazionali l'asset fondamentale sono le Regioni e le colonne mobili regionali e per questo le attiviamo. Poi come nella vicenda sarda del novembre scorso o la vicenda genovese di poche ore fa noi chiediamo alla regione interessata se ha bisogno che venga attivato il Sistema Nazionale. Se la regione interessata ci dice che non ha bisogno, noi non è che mandiamo là le truppe di volontari. Mi rendo conto che il volontario vorrebbe sempre intervenire dove ce n'è bisogno perchè è la sua ragion d'essere, bisogna però ricordarsi che il sistema è sussidiario e se si sta dentro un sistema bisogna anche accettarne le regole. Se ognuno va per conto proprio allora il sistema non regge". Perchè c'è carenza di risorse e investimento nel volontariato? Sono troppi i volontari? "No. Il volontariato deve essere nei fatti un asset fondamentale del sistema. Lo dico con la presunzione, orgoglio, dimostrazione dei fatti che in questi 4 anni il mio bilancio è stato decurtato del 56% e io non ho tolto un soldo alla voce volontariato. Anzi l'ho fatto diventare il primo ufficio del Dipartimento proprio a significare che il volontariato è il cuore del servizio di protezione civile. Il tema delle risorse è fondamentale: è indubbio che ci siano necessità, ma ci sono anche priorità. La gente è poco esigente sui temi di protezione civile perchè è poco esigente con se stessa: quando chiedo ai Sindaci se un cittadino qualunque va da loro a chiedere se è stato fatto il piano di protezione civile questi mi rispondono che quasi nessuno lo domanda. Ed è questo il motivo principale per cui facciamo la campagna Io non Rischio. Non vogliamo infatti fare terrorismo ma rendere consapevoli le nostre comunità. E queste campagne chi le fa? Nè scienziati né burocrati, ma i volontari, perchè per noi sono anche uno strumento di contaminazione per far crescere in questo Paese una moderna cultura di protezione civile. Ecco perchè il tema delle risorse è legato alle priorità: se crediamo nel volontariato dobbiamo investire nel volontariato. Il volontariato, ripeto, è un asset fondamentale, il volontariato organizzato di protezione civile è un bene che dobbiamo tutelare e salvaguardare dal punto di vista delle risorse. La protezione civile non è un lusso ma una necessità e bisogna salvaguardarle e farla crescere anche nell'ottica di chi immagina che ci si possa improvvisare soccorritori perchè solo chi lavora, si impegna, si forma e dedica costantemente il proprio tempo e si organizza dà garanzie. Garanzie importanti anche per le istituzioni e la struttura di protezione cvile che sa su chi sta contando nel momento del bisogno. A livello nazionale e regionale quindi l'impegno nel volontariato c'è e ci sarà sempre ma non perchè noi facciamo un piacere a voi, perchè voi siete essenziali e fondamentali per noi. Se oggi nel nostro sistema non ci fosse un radicato volontariato organizzato di protezione civile il sistema andrebbe poco lontano. Quindi oggi sono qui per dire una parola di 6 lettere: GRAZIE, grazie di esistere, grazie perchè ci siete e siete fondamentali!". Il volontariato regionale potrà entrare a far parte della Consulta nazionale del volontariato? "A breve avrete la risposta alle vostre domande perchè è imminente l'uscita della riforma della Consulta nazionale. Noi abbiamo un grosso problema di relazione con le Regioni, alcune sono molto virtuose altre meno, e noi ci siamo un po' stancati di dover mettere assieme i cocci, ecco perchè partiremo con una nuova Consulta all'interno della quale ci saranno le rappresentanze di quelle Regioni che si sono attrezzate per essere parte del sistema. Agli Stati Generali del Volontariato avevamo preso l'impegno di mettere mano ad un nuovo modello di rappresentanza e dato che era complicato mettere insieme i 21 soggetti che rappresentano Regioni e Province autonome, abbiamo deciso di inserire le Regioni più virtuose in questa nostra struttura nella speranza che ciò stimoli le altre ad una sorta di emulazione e adeguamento. Inoltre laddove le Regioni hanno organizzato il modelli di protezione civile a livello provinciale di grandissima eccellenza è giusto che li mantengano. E sono contento se questi patrimoni non verranno dispersi. Per noi la catena è molto chiara: la Regione svolge funzione di coordinamento complessivo (anche se alcune non hanno ancora editato i piani guida e i comuni quindi non possono fare i piani di protezione civile) e poi c'è il ruolo insostituibile dei Sindaci, prima autorità di protezione civile. Una delle mie preoccupazioni è quella della sostituzione delle province con l'unione dei comuni per il timore che la funzione di protezione civile venga vissuta dai sindaci come una funzione delegata al sindaco presidente dell'unione dei comuni, e non è così! Voi Sindaci avete due assicurazioni sulla vita: la pianificazione di protezione civile e far crescere all'interno dei vostri comuni dei gruppi di protezione civile. Questo vi permette di rendere le comunità resilienti. Io credo fermamente nel sistema sussidiario in cui i comuni, le province - chiamatele come volete - e le Regioni facciano il loro dovere. Paradossalmente in Italia più che bisogno di Stato c'è bisogno di Regioni che acquisiscano ed esercitino le loro funzioni. Il modello dunque almeno astrattamente va bene così, bisogna far crescere tutti. E purtroppo non tutti nel nostro Paese hanno e sono nella condizione di potersi dire all'altezza del compito a cui vengono chiamati".

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